Secondo questa tabella di Wikipedia Tokyo è una megalopoli. I giapponesi, invece, pensano che sia una metropoli. Io, uno dei quaranta milioni di abitanti umani di quest'area, per di più temporaneo, non so decidermi (e forse neanche voglio), troppo presto: tre giorni in mezzo a questo organizzatissimo alveare sono troppo pochi per capirci qualcosa.
Però, a camminarci dentro, di Tokyo, ho capito la piccolezza, in un certo senso. Fuori dalle zone di grattacieli, che pur ci sono, ma, a meno di eccezioni, di dimensioni moderate; al di là dei grattacieli, dicevo, ci sono aree urbane fatte di edifici piccoli, attività minuscole, anche centenarie, in cui quasi si entra a fatica, passando di traverso fra le storie accatastate, quasi delle miniature, forse dei diorami.
Ne ho visto uno proprio ieri, di diorama: era tratto dall'unica foto di una cartoleria che a inizio '900 era un negozio e ora è una cartoleria-palazzo, pur stretto, di dodici piani. Forse ci si sente così, come mi sento io ora, a rimpicciolirsi e intrufolarsi in un diorama. Ho una sensazione, in fondo, di essere in un formicaio di cui non posso vedere la fine. Per certi versi, entro una certa dose, è rassicurante.
Però una cosa l'ho capita: a Tokyo ci si muove in treno, ed è facile, per via della tecnologia. La metropolitana è una rete densa, che avviluppa la città, fatta di treni che passano sopra e sotto terra e anche a livello delle strade: ho visto dei passaggi a livello.
Per muoversi a Tokyo serve una connessione, con sopra Google Maps o qualcosa di analogo. Ma l'organizzazione della metro è estremamente sensata anche per un comune cervello umano: le linee hanno un nome, una sigla di un paio di lettere che ricordano il nome intero e anche un colore, che a me, in genere, non serve a niente. Poi ogni fermata ha un nome, giapponese, ma sempre riportato anche in caratteri occidentali. E, soprattutto, hanno un numero: sali a TS05, cambi a KS06, e scendi infine a KS10. Cavalcati i primi treni, diventa piuttosto facile. Si entra passando il telefono su uno dei mille tornelli e lo si ripassa all'uscita: il conto viene fatto su una scheda a consumo, ricaricabile, che io ho fatto in forma solo digitale: la carenza di chip ha reso difficile trovare le carte fisiche.
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