Ora temo che sarò nostalgico. Quando ho cominciato a fotografare con la macchina di papà, era tutto manuale: messa a fuoco, diaframma, e il meccanico e soddisfacente cric-cric-cric-clack! della leva di avanzamento della pellicola. Faceva un suono di molle che vibrano.
Poi sotto la macchina c'era un pernetto incassato: bisognava premerlo per sbloccare il rullo dove erano avvolte le foto scattate, e così, con la leva di riavvolgimento, si poteva far tornare il rullino dentro il suo scatolotto buio, in attesa dello sviluppo.
Però.
Se invece di riavvolgerlo tutto facevi con calma e con un'occhio sul contatore degli scatti, potevi far tornare indietro il rullino solo di poco. E poi, dopo un altro sonoro criiic-clack! scattare di nuovo sulla pellicola già impressionata. Una dobbia esposizione, insomma. O un esposizione multipla, in effetti, visto che niente obbligava a fermarsi a due scatti.
È emozionante, circa 30 anni dopo, scattare con una macchina digitale che da quello stesso senso di meraviglia e di sorpresa, di stupore quando butti gli occhi sul risultato. Come queste betulle, che sono uscite domenica da una passeggiata in mezzo alla neve, sbucate da un bosco che ho già visto cento volte. Ma che non era mai stato così nitido.
Sono Silvano Stralla. Faccio lo sviluppatore, mi piace fare fotografie e pedalare biciclette.
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