Pioggia a Porta Susa
Torino, Porta Susa: la stazione è—ancora—quasi nuova. Mentre aspetto un TGV ritardatario, il meteo appoggia sul mancorrente una manciata di gocce a mio uso e consumo, e non mi fa mancare una luce discreta e interessante.
C'è stato un periodo in cui proprio non reggevo i treni: l'idea di salirci mi infastidiva, il fatto di essere portato a destinazione senza poter scendere in un ipotetico momento anche di più.
Ora no. Anzi: poter salire su un treno nel mezzo di una città, mettersi tranquilli a fare quel che c'è da fare e riemergere proprio al centro di un'altra città è diventato per me il modo più moderno di viaggiare. E' una specie di avanguardia al rovescio. Tra le stazioni preferisco quelle sotterranee, quelle in cui, letterlmente, riemergi uscendone, come dalla pancia della terra. Tra i treni quelli che vanno veloce: quelli che mi portano da Torino a Milano prima che mi sia reso conto d'essere partito. Che in quei casi, quando arrivo, c'è sempre un po' di quella meraviglia di cui parlavo: sappiamo volare anche raso terra.