Alle terme (di Pré Saint Didier)
Me ne sto lì, immerso sotto il pelo dell’acqua della vasca grande, quella che per raggiungerla si deve uscire e camminare per dieci metri nell’aria fredda. Tengo le orecchie sotto il filo dell’acqua e non sento il vociare delle persone intorno. Mi arriva solo il suono delle piccole onde che sbattono contro il tubo di scarico della vasca e il verso di uccelli che non conosco. Né so dire dove si trovano: se sollevo la testa dall’acqua non li sento più.
Mi nevica in testa. Il resto del corpo si gode il calore dell’acqua. I fiocchi piccoli che scendono danno manciate di brividi. Alzo gli occhi e dalle nuvole affiora la luce della luna. Solo la luce.
E’ ora d’uscire: quasi le undici e qui si chiude. Vabbé. Un’ottima occasione per tornare. Intanto ho già provato quasi tutto: saune, bagno vapore, piogge termali, idrogetti, vasca sensoriale. Zone relax aria-acqua-fuoco.
Un 10 alle terme: le vasche esterne sono un’esperienza, ma è tutto l’insieme che colpisce e soddisfa per quantità e qualità. Un 4- all’abuso di inquinanti piatti e bicchieri di plastica durante il buffet (che sembra per un attimo una scena di un qualche film di Kubrick: la grande sala piena di persone in accappatoio bianco che ciondolano con un piattino nero in mano). E, anche per non correre il rischio di dimenticarmelo, un 11–abbondante–allo yogurt.
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