Cacaolat
Barcellona. Vicino all'hotel, mentre mi avvio verso il mare in una calda mattina di inizio gennaio, trovo questa scritta: "Cacaolat". Per me non significa niente. All'inizio sono colpito dal giallo, poi dai pattern regolari che circondano la scritta (quello formato dai mattoni del muro e quello delle alette di metallo sopra e sotto).
Immediatamente, di fronte a scenari come questi, spunta a reclamare la sua dose di attenzione il mio perfezionismo latente che sussurra all'orecchio cose sottili come: "se proprio dev'essere piena di linee orizzontali, che perlomeno siano per-fet-ta-men-te orizzontali". Io, in genere, in questi casi obbedisco: per soddisfarlo e darmi tregua per un po'.
Che di perfetto qui non c'è proprio niente, a ben vedere. Qui tutto si rompe e, poi, si aggiusta. E va bene così.