Seguo silenziosamente Luca da molto tempo: all'inizio mi colpì l'incisività di certe sue immagini, il modo in cui fermava un momento di una giornata fra tante. Ho visto evolversi le sue foto e cambiare il suo stile: colore e poi una gran quantità di bianco e neri dai toni decisi, poi di nuovo colore.
Questa mattina ho trovato ben descritta in un suo post una situazione in cui mi sono imbattuto più volte, in cui mi imbatto ancora periodicamente:
Ogni pochi anni vivo un periodo di siccità. Mi riferisco alla fotografia, naturalmente.
La prima volta che è successo ero davvero preoccupato. Stavo venendo fuori da mesi molto prolifici di street photography e dopo essere aver scattato in strada di settimana in settimana e pubblicato le immagini quasi ogni giorno, mi sono trovato di fronte ad un muro e per settimane, poi mesi, non sono stato in grado di tirare fuori una sola immagine.
Funziono così anche io: scatto scatto scatto e all'improssivo, indipendentemente da quanto è piena la mia vita, niente, pagina bianca e testa piena di "mumble, mumble...". Quando succede, visto che la fotografia non è un lavoro e non mi serve per arrivare a fine mese, faccio più o meno come racconta Luca: stacco. Lascio andare tutto e non me ne preoccupo.
Dal punto di vista di quel che succede dentro, l'apprendimento non è un processo continuo e, tantomeno, lineare. Somiglia piuttosto ad una scala: mano a mano che l'esperienza si accumula, man mano che approfondisco un argomento, ho la sensazione che non succeda nulla. Poi, all'improvviso, spesso senza un motivo apparente e senza preavviso, cambia qualcosa: prendo coscienza del percorso che ho fatto, vedo le cose da un punto di vista diverso — nel caso della fotografia anche nel senso letterale del termine — e mi rendo di trovarmi già all'inizio del gradino successivo.
Di questa scala il momento peggiore è la fine del gradino: sembra non succeda niente anche per lunghi periodi e spesso il percorso fatto fino a quel punto sembra svalutarsi.
La pentola che bolle arriva direttamente dall'Albero Fiorito, che ora non esiste più, ma è stato per anni la costante di certe domeniche mattina, in cui passavo e guardavo cucinare zio con grande curiosità e un tot di ammirazione. Accumulavo profumi e sapori che, ad incrociarli ora, vent'anni dopo, in posti diversi e di solito inaspettati, fanno salire una commozione che metà basta.
Sono Silvano Stralla. Faccio lo sviluppatore, mi piace fare fotografie e pedalare biciclette.
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sistrall.it.
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